Campo Di Marte – Campo Di Marte (16/05)
Il disco, come ormai consuetudine per questo stile, mi suona frammentato, spezzettato in movimenti che vanno oltre alle tracce segnate in cui è diviso sul cd.
Allarga comunque molto le coordinate, iniziando con un onesto blues/hard rock per poi divagare in armonie più jazz, contaminazione puramente classiche fino a momenti che hanno quasi il sapore di noise (il solo di chitarra nella terza tempo credo) dolci incastri di flauto ed inserti vocali un po' sporadici che non molto aggiungono ad un album si variegato, che però pecca in costanza o comunque nel trovare un filo conduttore, passando sempre di netto tra un linguaggio e l'altro.
Certi momenti comunque notevoli e intriganti. Menzione per le tastiere che hanno si momenti di spicco, ma anche creano un sottobosco notevole.
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