Sufjan Stevens – Greetings From Michigan The Great Lake State (19/06)
Meno corale e orchestrale del successivo, sembra un'album comunque molto intimo e famigliare, ci sono già qui le derive strumentali minimaliste che ho sempre trovato azzeccate. Ecco, nonostante tutto, nel disco non si ha mai la sensazione che ci siano delle lungaggini; la musica è variegata e ci sono sempre strumenti che entrano e escono.
Sicuramente dovrei e vorrei risentirlo, ma anche qui, con poco sforzo (sembra) riesce a costruire melodie efficaci e mai davvero scontate, complice l'uso naturale di tempi dispari (5/8 e 9/8 ritorneranno anche in Illinoise, a questo punto pare gli siano accomodanti e congeniali).
Poco da dire nelle specifiche canzoni, il disco è un lungo flusso in cui la somma delle parti supera le parti stesse, anche i brevi intermezzi li ho ben accolti.
Uno di quegli album che mi riempie di idee, e che mi fa riconsiderare la semplicità della composizione.
Molto bello, da riascoltare per bene, come Illinoise.
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