Labradford – Mi Media Naranja (19/10)


Ritorno sui miei passi di primo post rock con un disco disarmante e bellissimo.

Le atmosfere sono cosmiche, ma anche western, con tante chitarre tremolanti, ma anche sonorità desertiche e immutabili. Ascoltare questo disco è come prendere una scala mobile sulla luna, verso l'infinito.

Pochissimo ritmo ma tantissima attenzione alle atmosfere dei brani, con pochi cambi armonici. Spesso ripetitive, le tracce puntano ad ambienti sonori dilatati. Ho adorato quei momenti in cui la tastiera usa dei suoni 'cosmici' simili ad organo sopra la chitarra, come per esempio nella terza traccia WR.

In quasi tutte le canzoni mi sembra ci sia l'intenzione di creare un unico percorso sonoro, sensazione avvalorata anche dai titoli dei pezzi stessi, che sono solo lettere. Come un invito a non pensarli come qualcosa di slegato.

Spazi per violini e violoncelli contribuiscono ad allargare una timbrica che pur essendo abbastanza statica non mi ha mai stancato.

Disco che mi ha sorpreso ed anche un po' rapito, sembra uno di quei dischi su cui mi sarei potuto addormentare, ed invece ho avuto quasi sempre l'attenzione molto viva; non mi ha mai annoiato ed anzi ne avrei voluto ancora.

Non so se ero particolarmente predisposto oggi, o se è il disco, in cui riponevo buone speranze. Devo dire che non ho dovuto pensare molto a cosa ascoltare oggi, sono andato a colpo molto più sicuro del solito.

O forse, ed è l'idea più probabile, è stato il fatto di essermi staccato per un momento, con altri suoni e altri generi, prima di ritornare su un disco post rock.



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