PJ Harvey – Dry (10/08)

Non è la prima, ma la seconda volta che ascolto questo cd, in entrambi i casi in momenti non esattamente adrenalinici.

Che sia un disco molto bello però lo si capisce già dalla prima canzone, si sentono gli anni '90 più irrequieti, a partire da un post rock alla Slint, strano da trovare qui, anche dopotutto è un disco della Too Pure etichetta intransigente sulla freschezza dei contenuti.

Diversi tempi dispari sottolineano la matrice tutt'altro che pop del disco, che suona anche un po' Nirvana, sempre in trio, anche se meno grezzo del gruppo di Cobain e più altalenante nelle dinamiche.

Bilanciamenti davvero belli degli strumenti, tanto fa il basso, diventa troppo facile un accostamento con Patti Smith che però, in effetti, non regge bene. Quella di Pj Harvey, in questo album, è una musica agitata, incolta, burrascosa e disincantata. Molto bello nel suo essere un esordio.

Stilisticamente fa eccezione Plants And Rags, che però mantiene la stessa radice, il risultato è un disco molto coerente e coeso.



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