Flying Saucer Attack – Flying Saucer Attack (21/12)
Le distorsioni abrasive delle chitarre sovrastano una voce comunque abbastanza flebile, ed anche la batteria appare lontana, una distanza diversa da quella di To here knows when dei MBY; qua è quasi più sovrastata e spinta fuori dal mix, missaggio comunque abbastanza amatoriale, imparagonabile al monolite Loveless.
Si alternano pezzi dall'intento (ma, come scritto, non dai suoni) quasi pop, in cui sono riconoscibili linee melodiche e accordi, pezzi che se resi in un contesto diverso avrebbero potuto fiancheggiare con il repertorio di band contemporanee come i Ride.
in generale tutta la prima parte è virante verso uno shoegaze in qualche modo orecchiabile, ma fanno capolino idee che poco hanno a che fare con il genere. Temi ripetitivi e percussioni tribali che ricordano, senza troppa fantasia, un fare sperimentale dei '70 (due tracce sono intitolate proprio ai Popol Vuh).
In Moonset è un infernale lamento di distorsioni, l'idea pare quella di Echoes dei Pink Floyd nella parte centrale, ma il massimo arriva con la cosmica Popol Vuh I, tappeto di 10 minuti, stavolta le distorsioni tratteggiano una piccola melodia, ma è il mare in cui si perde a padroneggiare e trascinare.
le due tracce precedenti The Drowners e Still, sono un proseguo, come una coda.
Purtroppo non è facile da ascoltare, ma si presta parecchio ad ulteriori ascolti. Colpa anche mia che non ero sempre concentrato e sul pezzo, Non mi ha pesato cosi tanto come minutaggio, nonostante i pezzi siano piuttosto lunghi.
Da riascoltare con più calma ed attenzione.
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