Jack DeJohnette – Music For The Fifth World (13/08)

 Pescato a caso questo CD del batterista Jack DeJohnette, che già conoscevo per alcuni dischi anni '70 di jazz che ho. Forse un po' troppo carico e complicato per me ora.

Lo stile è quello di quando il jazz ha incorporato elementi di etnici, tra il fine '80 e primi '90, ed infatti la copertina 1992. Che sia un disco di ispirazione world lo si capisce anche appunto dalla cover, troppo strana per un disco di solo jazz.

Al contrario però si inizia con chitarre super heavy, ed un approccio metal nella prima traccia, un caos non indifferente che non mi aspettavo, forse anche colpa di un missaggio su cui non ho l'orecchio.

Il disco poi prosegue tra i richiami reggae di Deception Blues, le voci a tempi intrecciati, cioè con varie melodie vocali di metriche diverse sovrapposte, dei due Dohiyi Circle, alcuni tempi dispari come Aboriginal Dream Time (forse il titolo suggerisce un richiamo a ritmi tradizionali?). Più vicina a certa fusion elettrica Miles, anche la lunga Darkness To Light ha un bell'intro alla Pat Metheny per poi indiavolarsi con una parte centrale pesante e soli di chitarra elettrica velocissimi e sfrenati.

Simili ai due intermezzi con le voci africane anche Two Guitar Chant / Dohiyi con un ottavo in più nel tempo che sbilancia in modo ingannevole il ritmo, inaspettatamente semplice è con una atmosfera più soft Witchi Tai To, senz'altro il pezzo più orecchiabile del disco.

Mi ha abbastanza confuso il fatto che in certi pezzi ci fossero due batterie.

Ho poi anche scoperto successivamente che proprio l'altra batteria e una alla chitarra elettrica ci stano i musicisti dei Living Colour, il che spiega quelle derive metal a cui accennavo.



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