Hue & Cry – Remote (05/9)
Si muove tra estetica synth-pop, cadenze funk in stile acid jazz e modulazioni (e forse intenti) alla Donald Fagen.
Un po lungo, speravo finisse prima dell’ultima traccia, ma è anche tardi, ci sta che anche io sia stanco. Mi hanno sorpreso i tanti anticipi nei tempi e i molti passaggi strumentali interessanti, oltre a diversi strumenti particolari per il genere come banjo, sitar, tabla e xilofono.
C’è un solo di sax di Michael Breker che mi ha un po deluso, un po troppo monotematico.
Per il resto i brani non sono diversissimi tra loro, ci sono si alcune ballate, ma non rimangono particolarmente nella memoria.
E’ un disco che si fa ascoltare ma forse l’ho approcciato con un po di sufficienza, però nonostante sembri mediamente valido musicalmente, non mi ha lasciato presso che nulla di davvero memorabile.
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